
Poi gli ho mostrato le vostre malefatte. Ha ammesso che non vi conosceva affatto.
Vi ha definiti goffi, e bizzarri, a vostro modo. Non ha capito molto di voi, ma è comprensibile… Continuate a rimanere un mistero anche per me, che vi osservo tutti i giorni.
Alla fine gli ho mostrato una delle vostre ultime vigliaccate. Ha osservato quelle due torri cadere, e poi gli ho raccontato la storia.
Gli avete sentiti i tuoni di l’altra sera?
Beh, erano le sue risate!
«Ma davvero se la sono bevuta?» mi ha domandato.
«Quando faccio crollare i palazzi non mi preoccupo certo di dare la colpa agli altri… E poi basta guardarle per accorgersi che non sono venute giú da sole. Ma che razza di creature sono queste?»
«Uomini, tutto qui…» gli ho risposto io, come se quella parola spiegasse tutto. E forse spiegava davvero tutto quello che c’era da spiegare, perché non c’abbiamo piú pensato.
Così siamo rimasti a bere vino ambrato finché sono cadute le stelle…